Villa Mirafiori è in via Nomentana 118, tra via Antonio Nibby e via Carlo Fea, circondata da un grande parco. La villa è oggi sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma La Sapienza.
- MAPPA della Zona Nomentano 1 (la fascia a destra di via Nomentana, da Porta Pia a viale XXI Aprile)
La villa che vediamo oggi è stata realizzata tra il 1874-1878 per diventare la residenza ufficiale della “bella Rosina”, quando Re Vittorio Emanuele II si trasferisce a Roma al Quirinale e acquista, come tenuta di caccia la tenuta oggi nota come villa Savoia o villa Ada. La bella Rosina è Rosa Teresa Vercellana, moglie morganatica del re (ovvero sposata ma senza l’attribuzione del titolo di regina) detestata dalla corte sabauda e dai nobili e amata dal popolo. Vittorio Emanuele ebbe da lei due figli e nel 1958 l’aveva nominata Contessa di Mirafiori e Fontanafredda, comprando per lei anche un castello.
L’area oggi occupata dalla villa è presente nella pianta del Nolli del 1748, come Vigna lungo la via Nomentana di proprietà dei Lancellotti Ginnetti. La vigna ha una casa sulla strada che ospita da secoli l’osteria Antica Baracca. Gli emissari del re, oltre a Vigna Ginetti, acquistano vigna Mauri, poi passata al patrimonio privato del Re, e Villa Malatesta, creata dall’avvocato Giovanni Battista Malatesta nel 1855 sui terreni Battaglia e Cicognani e iniziando i lavori di sistemazione del giardino all’inglese sotto la direzione di Emilio Richter. I lavori di sistemazione di Villa Malatesta non erano ancora terminati, quando nel 1874 l’area è acquistata da Vittorio Emanuele II.
Il parco continua a essere affidato alle cure del Richter, progettista dei giardini di casa Savoia, che progetta un parco intorno all’edificio con due laghi, un’uccelliera, una serra olandese con piante esotiche e rare che destano la meraviglia dei contemporanei. Nel parco ci sono numerosi alberi secolari quali pini marittimi, palme, cedri del Libano, sequoie e un bel canneto di bambù. Vi si trovano anche gli edifici rustici dei giardinieri. Oggi, scomparsi il lago grande con l’isoletta, le uccelliere e le serre, il giardino cinese, lo chalet svizzero, poco rimane dell’antica sistemazione ideata dal Richter, che vi aveva messo a dimora non meno di trentamila piante esotiche e pregiate: attualmente è rimasto il lago piccolo a scogliere rustiche con statua di San Francesco, le alberature più imponenti e i cedri tra aiuole incolte.
La residenza originaria è un edificio di stile neo-rinascimentale a tre piani con loggia d’ingresso e le due ali laterali leggermente avanzate; di gusto eclettico è la torre campanaria addossata sul lato destro, affiancata da una bassa costruzione con loggia che serviva di collegamento a una piccola cappella. L’ingresso, con loggia a terrazza con tre grandi aperture decorate da bellissime vetrate a raffinate decorazioni floreali, dà sul parco: le vetrate originali hanno i vetri siglati con la data del 1874. Sulla torretta è stato montato un orologio (dei Fratelli Marziali – Firenze, 1922) identico a quello che si trova sulla facciata di Montecitorio.
Successivamente venne aggiunta sul lato occidentale una bella pensilina in ferro e vetro, ancora in situ, in sostituzione dell’originario ingresso. Da qui si giunge al vestibolo dal quale prende forma la scala, anticipata da due colonne. I pavimenti sono a mosaico e graniglie di marmi. Il palazzo viene decorato con abbondanza di stucchi, dei quali sopravvivono solo alcuni esempi nell’ingresso, vetrate, camini in marmo pregiati e affreschi. Oggi molte delle decorazioni sono state occultate per motivi funzionali da moderni controsoffitti che nascondono l’impiantistica dell’edificio e l’unica grande sala in grado di far comprendere l’antica bellezza e ricchezza degli interni è la cosiddetta Sala dei Pappagalli. Altre sale, oggi utilizzate quali aule universitarie, recano decorazioni a tempera.
La grande e sontuosa villa resta per pochi anni di proprietà della Contessa, perché il re muore nel gennaio del 1878, tre mesi dopo averla sposato con rito civile. Rosa Vercellana si trasferisce a Pisa nel palazzo Beltrami che il re aveva acquistato per la figlia Vittoria. Lì trascorre gli ultimi anni della sua vita e muore nel 1885. Villa Mirafiori è smembrata, venduta e in parte lottizzata. La sua parte centrale è di proprietà della ditta Luigi Marsaglia che aveva acquistato nella zona vari terreni a scopo speculativo quando la villa deve arretrare il proprio confine per l’allargamento della strada, perdendo, oltre che la grande serra e altre costruzioni, anche la casa fronte strada dove qualche decennio prima aveva riaperto i battenti l’osteria La Baracca.
La residenza della Bela Rosin, diventa nel 1915 sede delle suore del Sacro Cuore di Gesù, è raddoppiata nel 1920 nella sua cubatura su un progetto dell’Ufficio Tecnico della Real Casa, diretto dall’ingegnere Theodoli. Con la realizzazione del quartiere intorno, la proprietà è venduta e nel giardino verso via Antonio Nibby è costruita una villa, Villa Lituania, dapprima sede dell’ambasciata della Lituania e oggi sede del consolato russo. La parte della villa con il casino nobile è acquistata nel 1975 dall’Università di Roma La Sapienza, e diventa dal 1980, la sede distaccata della facoltà di Lingue e Filosofia con entrata è in via Carlo Fea 2.
Sul muro esterno della villa, su via Nomentana, un’immagine della Madonna del Divino Amore con numerosi ex-voto.
Villa Mirafiori è stata utilizzata come set nella lavorazione di due film: “L’innocente” di Luchino Visconti (1976) e “Al di là del bene e del male” di Liliana Cavani (1977) sulla vita del filosofo tedesco Friederich Nietzsche.
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Bibliografia essenziale: A. Campitelli, Le ville di Roma. Architettura e giardini dal 1870 al 1930, Roma, edizioni Argos 1994.