La bellissima Villa Ludovisi, tanto decantata da poeti quali Goethe, Elliot, Gogol, Stendhal, D’Annunzio, tutti estasiati dalla sua bellezza e vastità, si estendeva dentro le Mura Aureliane, dove ora sono il rione Ludovisi e il Rione Sallustiano (nel territorio dell’attuale Municipio I), cioè tutta l’area che oggi si articola intorno via Veneto e via Boncompagni.
All’interno delle Mura Aureliane che intravediamo correndo nei viadotto di corso d’Italia, c’era un giardino magico e incantato: un meraviglioso giardino che è stato distrutto a fine Ottocento per dare spazio alla speculazione edilizia romana, il giardino di Villa Ludovisi.
Villa Ludovisi si trovava all’interno delle mura Aureliane, (da Porta Salaria a Porta Pinciana utilizzate come se fossero il proprio muro di cinta) su un pendio di oltre 30 ettari che degradava fino ai confini del convento di Sant’Isidoro e nel dei Cappuccini.
La villa nasceva sulla vecchia Vigna Del Nero, acquistata tra il 1621 ed il 1625 da Ludovico Ludovisi (1595–1632), appena nominato Cardinal-nepote dallo zio Gregorio XV (1554–1623).
Inizialmente, la residenza era il cinquecentesco Casino Del Monte (detto in seguito Casino dell’Aurora), dal nome del vecchio proprietario, il cardinale Francesco Del Monte, che lo aveva acquistato nel 1595.
Successivamente la residenza Ludovisi passa nell’ampio Palazzo Grande.
Le odierne vie del rione Ludovisi e del rione Sallustiano ripercorrono ancora, con sufficiente approssimazione, gli antichi viali della villa:
- al centro correva la “strada Ursina”, corrispondente alle attuali via degli Artisti e via Liguria,
- la “strada ferrea” attraversava invece la proprietà trasversalmente e corrisponde all’attuale via di Sant’Isidoro,
- mentre altri accessi corrispondevano alle attuali via Cadore ed alla gradinata che scende verso via Vittorio Veneto.
Villa Ludovisi inglobò anche Villa Massimo Colonna, il cui casino fu abbattuto nel 1923 per far posto al palazzo dell’INA. Oggi questo palazzo è stato acquistato dall’Ambasciata Americana che è proprietaria dell’intero isolato tra via Boncompagni, Via Lucullo, Via Sallustiana e Via Leonida Bissolati.
Centinaia di statue della Collezione Ludovisi furono disperse ma con le nuove costruzioni furono trovati importanti reperti. Quando i picconi raggiunsero i viali dove al tempo di Roma Imperiale sorgevano gli Horti Sallustiani, nei pressi dei resti del tempio di Venere Ericina (quasi all’incrocio tra le moderne via Sicilia e via Lucania), venne ritrovato un trittico marmoreo databile al 460-450 a.C. con una misteriosa simbologia.
Questa opera, priva di riferimenti simili, ha una forma inconsueta e non permette di stabilire con certezza la sua forma originaria e dunque la sua funzione. Alcuni pensarono facesse parte del trono di una statua colossale forse proprio della Venere Ericina e per questo fu chiamata “Trono Ludovisi”. I bassorilievi che lo adornano raffigurano una giovane che viene immersa o forse sollevata da un bagno lustrale, potrebbe essere anche Afrodite che sorge dal mare mentre sui fianchi del trono, si ammirano una giovane donna ammantata e un’etera nuda che suona un flauto.
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Villa Ludovisi: il mito
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Ritrovamenti a Villa Ludovisi
Giardino di Villa Ludovisi
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