La Casina o Casino o Casetta Giustiniani sorge in viale David Lubin 4, all’interno del parco di Villa Borghese, all’incrocio con via degli Orti Giustiniani, vicino Villa Lubin e al muro di cinta di Villa Strohl Fern. Le facciate e il portico presentano brandelli di affreschi che rappresentano delle sculture e prospettive a trompe l’œil.
- MAPPA della Zona Pinciano 2 (Villa Borghese e Pincio)
In questa area fuori Porta del Popolo, tra il vicolo dell’Agnello e il vicolo del Muro Torto, fin dal Quattrocento c’era una vigna di proprietà delle monache Benedettine del convento di Campo Marzio. La zona era detta Valle della Badessa. Il nome di Valle della Badessa deriva probabilmente dal fatto che la vigna fosse stata portata al monastero in dote da una monaca che poi divenne badessa.
Qui avevano cercato riparo Stefano Porcari e i suoi compagni dopo una congiura contro il papa Niccolò V (1397-1455) . Lì erano stati catturati e impiccati. Correva l’anno 1453, a Costantinopoli stavano entrando i Turchi e il terrore dell’arrivo dei mussulmani si era sparso nella Roma provata dal recente sacco dei Lanzichenecchi. Pochi anni dopo, papa Sisto IV (1414-1484) si convince a metter mano al ripristino delle mura Aureliane, ormai decadenti. Porta del Popolo è rifatta e tutti gli avanzi del materiale edilizio sono ammucchiati fuori il Muro Torto. Detto materiale, come confermato da moderne analisi, è servto a gettare le fondamenta della casetta, costruita appunto tra la fine del Quattrocento e i primi del Cinquecento.
Mastro Nocciolus, fabbro provetto a Sant’Eustachio, è il primo affittuario documentato della vigna e paga ogni anno alle monache due “cavallate” di mosto di vino (una cavallata era la quantità trasportabile da un carro) alle Monache Benedettine! Da allora la Casina, assieme ai terreni che la circondavano, è passata da inquilino a inquilino, fra cui anche un certo Venturino Tramezzino, “libraro”, che né fece, nel 1572, un’Osteria con gioco di bocce.
Nel 1573 don Giuseppe Giustiniani compra dalle monache tutte le vigne, con la casina e altri edifici a uso rurale. La trattativa non è difficile, perché Venturino Tramezzino deva dei soldi ai Giustiniani e uno dei figli di don Giuseppe è cardinale. Giuseppe Giustiniani è l’esponente di una potente e ricca famiglia originaria dell’isola di Chio, che governavano per conto della Repubblica di Genova. Nel 1566 la pressione dei Turchi li costringe a lasciare l’isola e riparare a Roma dove acquistano un palazzo in via della Dogana Vecchia che prenderà il loro nome.
Ma passa il tempo e, nel 1631, in una descrizione testamentaria dei Giustiniani, la Casetta viene descritta come l’unico fabbricato in buone condizioni nella proprietà. Nel documento si parla di torretta, balconcino, portone e grotta, corrispondente alla situazione che vediamo ancor oggi. In una guida di Roma nell’anno santo del 1725 scritta da Fioravante Martinelli dal titolo “Le magnificenze di Roma antica e moderna” si legge: “..Voltando a man destra avete villa con giardino del Sig. Principe Giustiniani, copiosissima di statue, bassorilievi e iscrizioni antiche“.
Nel 1802 la proprietà giustiniani con altre vigne adiacenti viene acquistata dai del Drago-Biscia che quindici anni dopo la rivendono a Camillo Borghese. Questo doppio passeggio probabilmente fu voluto dai Giustiniani, ormai in decadenza, per non far vedere che cedevano alle pressioni del principe Borghese.
La sistemazione di tutta questa nuova parte di Villa Borghese è affidata a Luigi Canina, che trasforma la casetta in quello che noi oggi vediamo. E’ lui che fa realizzare gli affreschi sulla loggia.La casina è indicata nella planimetria dello stesso Canina del 1828 come casa facente parte degli Orti Giustiniani, ormai inglobati in Villa Borghese, e in una incisione del 1840 eseguita da G. H. Busse come casale Cenci Giustiniani.
Dal 1901 tutta Villa Borghese è parco pubblico. Nel 1907 la casina è la sede provvisoria dell’Istituto Internazionale dell’Agricoltura voluto da David Lubin e dal Re Vittorio Emanuele III, in attesa dell’erigenda nuova sede, Villa Lubin.
Nel 1957 dopo anni di abbandono, la Casina Giustiniani è data in affitto dal Comune all’artista Cecilia Ferro, che la restaura e ne fa il proprio studio facendola diventare punto di incontro di artisti romani. Qui nasce la figlia Lucilla Caporilli Ferro (1965-2013), pittrice, scultrice e mosaicista, fondatrice dell’associazione culturale L.I.Art. (Laboratorio Incontri d’Arte) per la promozione dell’arte contemporanea che aveva sede nella casina. Una targa la ricorda.
Purtroppo durante un forte temporale nel 2012 un pino è caduto sul tetto e la casina è stata dichiarata inagibile.
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In rete:
- http://www.giustiniani.info/casina.html
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