In una palazzina di via Denza, ai Parioli, c’è la casa-studio dello scultore peruviano Joaquín Roca Rey.
Se gli eredi ci invitano, possiamo vedere una casa dal sapore magico, intrisa della forte personalità dell’artista che qui ha vissuto insieme alla sua famiglia, dal 1963 (anno del definitivo trasferimento in Italia) alla sua morte nel 2004. La casa è tuttora abitata dalla moglie e, insieme allo studio che ne è parte integrante, è rimasta così come l’artista l’aveva concepita. Accompagnati dai figli avremo l’opportunità di conoscere, attraverso le sue opere, Joaquín Roca Rey e la sua passione per l’arte precolombiana.
Lorenzo Fiorucci, docente in curatela di mostre ed esposizioni, ne parla nel catalogo della mostra dedicata all’artista peruviano a Palazzo Graziani Baglioni a Torgiano nel 2022: “E’ stato un artista” capace di ironizzare con la vita, giocando fino all’ultimo colpo di scalpello, coltivando le sue radici con elementi della cultura europea e in particolare italica, riuscendo nella difficile impresa di affrontare con leggerezza temi nodali dell’esistenza umana come l’amore, la morte e l’eros, consapevole che l’arte è uno strumento di visione del mondo con il quale stemperare la serietà della vita”.
Joaquín Roca Rey (1923-2004) è un artista di fama internazionale. Nasce a Lima nel 1923 dove frequenta l’Accademia di Belle Arti. Nel 1949 viaggia in Europa entrando in contatto con le contemporanee esperienze artistiche e a Firenze con la tradizione scultorea e l’architettura rinascimentale. Realizza numerose opere pubbliche a Lima, Panama, Caracas, dove coniuga la sua poetica con l’esperienza precolombiana delle origini e con le ricerche europee degli inizi del novecento. Dotato d’ironia surreale le sue opere sono caratterizzate da una grande cura del dettaglio e da un’ampia varietà di tecniche e materiali impiegati.
Ha esposto a Firenze, Barcellona, Madrid, Città del Messico, San Paolo del Brasile e Washington, solo per citare alcune città. A Roma, dove ha vissuto per più di quarant’anni, espone alle gallerie lo Zodiaco e la Medusa, suscitando l’interesse di importanti critici d’arte tra cui Lionello Venturi, Giulio Carlo Argan, Enrico Crispolti. Nel 1999, partecipa con una sua opera “Sursum corda” a “Scultori per Brufa” instaurando un legame duraturo con quel territorio umbro e i suoi abitanti, proseguito, dopo la sua scomparsa e grazie all’attivismo del figlio, con una mostra permanente del 2009 e una nel 2022 a cura di Lorenzo Fiorucci.
Dal 1967, oltre alla sua abitazione, il nostro municipio accoglie, in piazzale Amhed Shawky a Villa Borghese (dietro il Giardino del lago), la sua grande scultura realizzata in un unico blocco di marmo dedicata allo scrittore peruviano Garcilaso de la Vega che con la sua Historia general del Perú del 1609 racconta la storia preispanica del paese. Proprio a villa Borghese, nel Museo Carlo Bilotti nel 2018, si è tenuta una mostra antologica della scultore curata da Giuseppe Appella.
La famiglia è la curatrice dell’Archivio Roca Rey a cui si rimanda per l’elenco completo delle opere.
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