Villa Chiovenda, poi villa Chiovenda-Canestri, sorge in via Barnaba Oriani 11 sul colle mediano dei Parioli detto il Monticello. Oggi la villa è stata trasformata nell’Hotel degli Aranci di proprietà della famiglia Lazzarini.
La famiglia Chiovenda è originaria della val d ‘Ossola. Nel 1540 sono cittadini di Premosello, ora Premosello Chiovenda, in provincia di Verbania. A fine Settecento si trasferiscono a Roma e acquistano in piazza Montevecchio 5, vicino a via dei Coronari, quello che ancor oggi chiamiamo Palazzo Montevecchio Chiovenda, costruito (forse) da Baldassarre Peruzzi su un precedente progetto di Raffaello. L’edificio è oggi suddiviso in abitazioni, mentre il cortile interno, alterato rispetto alla configurazione originaria, è sede di officine e botteghe.
I Chiovenda erano commercianti di vino, possedevano a Roma diverse osterie, alcune delle quali gestite da altri, e diverse grotte intorno alla città dove veniva tenuto il vino. Una delle loro osterie era proprio a Palazzo Chiovenda, dove oggi c’è l’Arciliuto, teatro ancora attivo a Roma in piazza Montevecchio.
Con tempo il livello famiglia si eleva: Giuseppe Chiovenda (1872 -1937) è stato un celebre giurista italiano e Emilio Chiovenda (1871-1941), il fratello del giurista, un noto botanico. La figlia di Giuseppe, Beatrice Canestro Chiovenda (1901-2002), è stata una storica dell’arte, famosa per aver scoperto il Baciccia, un pittore genovese della seconda metà del Seicento le cui opere adornano famose chiese romane come Sant’Agnese in Agone, il Gesù, Santi Apostoli e San Francesco a Ripa. Il suo vero nome era Gian Battista Gaulli.
Oggi l’albergo racchiude un delizioso giardino arredato nelle tonalità del verde con ristorante gourmet battezzato “Ozio ai Parioli”. Ma non è stata affatto oziosa la vita di Beatrice Chiovenda, vissuta qui ben 102 anni: fu attivissima storica dell’arte con specializzazione nella pittura del Seicento romano, ma – Beatrice è stata anche la prima donna a scalare il cosiddetto “versante himalayano” del Monte Rosa, che a Roma prese parte al gruppo dei 400 “Amici della domenica” che si riunivano in casa Bellonci per proporre i libri da candidare al Premio Strega,.
Attraverso uno scantinato sotto Villa Chiovenda, anche sulla scorta di “confessioni” rese da persone che parteciparono alla costruzione di un adiacente edificio, si riuscì a penetrare in un gruppo apparentemente non vasto di gallerie cimiteriali da identificarsi con ragionevole certezza con quelle esplorate a suo tempo dall’archeologo Giovanni Battista de Rossi: le antiche catacombe Ad clivum cucumeris dette anche ad septem columbas, sul tracciato di via Salaria Antica.
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