Il cardinale Roberto Bellarmino (1542-1621), gesuita, direttore della biblioteca Vaticana e capo dell’inquisizione, passato alla storia per i suoi interventi nei processo contro Giordano Bruno e Galileo Galilei. A Roberto Bellarminio è dedicata la chiesa di San Roberto a piazza Ungheria.
Il motivo per cui questa chiesa fu dedicata a San Bellarmino è una lunga storia che nasce dopo la caduta dello Stato Pontificio nel 1870. Da quella data infatti prese corpo un movimento laico che puntava al ricordo di Giordano Bruno condannato dal Tribunale dell’Inquisizione ed arso vivo il 17 febbraio 1600. Presidente del tribunale era il cardinale Bellarmino.
Nel 1885 fu formato un comitato per la erigere un monumento a Giordano Bruno in piazza Campo dei Fiori “lì dove il rogo arse” a cui aderirono anche importanti personalità dell’epoca: Victor Hugo, Michail Bakunin, George Ibsen, Giovanni Bovio, Herbert Spencer. Gli studenti universitari romani organizzarono numerose manifestazioni a favore, spesso con scontri, arresti e feriti. Nel 1888 il consiglio comunale di Roma, all’epoca controllato da una maggioranza filoclericale, fu costretto alle dimissioni, e perse le elezioni successive, tutte incentrate sulla questione del monumento. Nel 1889 la statua fu eretta. Fu pure di quegli anni l’intitolazione di lungotevere Arnaldo da Brescia, altra vittima dell’intolleranza cristiana.
Il monumento di Campo dei Fiori è significativo in quanto, secondo i laici, il rogo del 1600 segna il culmine degli sforzi della Chiesa cattolica di esorcizzare il nascente pensiero moderno. Ciò che portò Giordano Bruno al rogo, più che il suo pensiero, è stato il suo rifiuto alla sottomissione. Ma la sua tenacia nel difendere le proprie idee, la sua spavalderia nell’affrontare la sentenza di condanna dicendo “Tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla”, ne hanno fatto un simbolo della libertà di pensiero, della volontà dell’uomo a lottare in difesa delle proprie idee e questa tradizione di lotta per libertà è stata tramandata da generazioni di laici che ogni anno, il 17 febbraio, si danno appuntamento sotto la statua.
Parallelamente, la preoccupazione della chiesa nei confronti di questo monumento-simbolo è stata sempre molte forte: nel corso della stipula dei patti Lateranensi nel 1929, papa Pio XI chiese di radere al suolo il monumento e di erigervi “una cappella di espiazione al cuore santissimo di Gesù”, ma Mussolini, memore di quanto era successo non molti anni prima, gli garantì solo la proibizione delle manifestazioni. Il papa reagisce facendo proclamare “il grande inquisitore”, cardinale Roberto Bellarmino, prima santo (1930) quindi dottore della Chiesa universale e patrono dei catechisti (1931) e decide di dedicare a questo “nuovo” santo la parrocchia del quartiere Parioli allora in costruzione.
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