Storia del Quartiere Pinciano

Il Quartiere Pinciano è compreso tra la via Flaminia e la via Salaria ed è attraversato dalla via Salaria Vetus, cioè per quel percorso dell’antica via Salaria che oggi è ricalcato dalla via Giovanni Paisiello e dalla via Antonio Bertoloni.

Istituito insieme agli altri primi 14 quartieri, nel 1911, il Pinciano fu intitolato quartiere Vittorio Emanuele III e tale denominazione fu mutata dopo la seconda guerra mondiale. In realtà il quartiere Vittorio Emanuele III aveva già assunto due denominazioni correnti, una di quartiere dei Fiumi per la zona che fa capo a via Po e l’altra di quartiere Pinciano per quella tra via Salaria e via Pinciana. Aree diverse di questo quartiere hanno poi una toponomastica che dà vita a zone intitolate ad astronomi, vulcanologi, matematici e musicisti.

Questo quartiere comprende una cospicua raccolta di esempi di architettura moderna e razionalistica (la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Valle Giulia, l’Istituto Poligrafico dello Stato in Piazza Verdi), oltre a edifici storici di primaria importanza, come il Casino Borghese e Villa Giulia e in questi edifici sono ospitati musei di punta della cultura romana, come la Galleria Nazionale, il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e la Galleria Borghese, ma altrettanto importanti devono essere considerate le chiese del quartiere, soprattutto quella di Sant’Eugenio che accoglie numerosissime opere d’arte contemporanea.

L’insediamento intensivo e l’urbanizzazione del quartiere Pinciano inizia ai primi del ‘900. Con il piano regolatore del 1909, redatto da Edmond Sanjust, si poterono salvare le aree verdi previste dal piano stesso: prima tra tutte villa Borghese, con la Galleria Borghese nel parco, Villa Glori, Villa Grazioli, villa Taverna, villa Elvezia. Tra il 1909 ed il 1911 furono realizzate piazza Pitagora, piazza Ungheria, piazza Regina Margherita, viale Liegi ed il viale, oggi denominato viale Bruno Buozzi, che mise in comunicazione tutta la zona costruita intorno a piazza Pitagora e piazza Ungheria con via Flaminia. Per l’Esposizione Universale del 1911 l’architetto Cesare Bazzani, oltre alla progettazione della futura Galleria Nazionale di Arte Moderna; studiò la sistemazione delle altre parti della valle: un complesso con scale, viali e fontane, destinato ad ospitare molte sedi di istituti di cultura di paesi esteri come il Belgio, l’Austria, il Giappone, la Romania, nonché la Facoltà di Architettura inaugurata nel 1935.

Il quartiere Pinciano può essere considerato una vera antologia dell’architettura romana di derivazione tardo-neoclassica oppure neo-barocca o ancora di gusto accademico caratteristica dell’età umbertina. Ma, grazie al mutare dei tempi, lo stesso quartiere si rivela un vero album di storia dell’architettura moderna, conservando importanti esempi dell’architettura razionalistica del periodo fascista e offrendo, infine, notevoli presenze dell’architettura moderna di tipo funzionale. Così dalle facciate decorate con festoni floreali o con amorini danzanti si passa a quelle affrescate o graffiate, da quelle ornate da statue pseudo-antiche a quelle accompagnate da rilievi e sculture deco, fino a quelle rivestite di marmi e a quelle in acciaio e cristalli, che si trasformano in superfici a specchio riflettenti la realtà circostante.

In questo quartiere esiste il parco più famoso e più frequentato di Roma, la Villa Borghese, voluta da un cardinale colto e raffinato e infine donata da re Umberto I alla città di Roma. Nel parco aleggia la leggenda sulla fanciulla romana rinvenuta ancora intatta nel suo sepolcro lungo la via Appia (La mummia romana). Il rinvenimento suscitò folle di curiosi e diffuse una serie di pericolose superstizioni. Si era nel XVI secolo e le autorità ecclesiastiche misero fine a tanta gloria pagana ordinando la sepoltura del corpo della fanciulla in un luogo segreto dell’area malfamata sotto il Muro Torto che sarebbe poi stata inglobata nella villa Borghese. Ma di villa Borghese ricordiamo anche il Cinema dei Piccoli, con le sue sedie impagliate e di legno da affittare all’ingresso, per assistere, seduti nella caratteristica casupola di legno, alla proiezione dei primi cartoni animati di Walt Disney o alle comiche di Stanlio e Ollio. Vicino era la pista ovale per correre su biciclette, affittate poco distante. Questa pista si trasformava, nella fantasia dei ragazzini, in un grande velodromo internazionale. Quegli stessi ragazzini che poi andavano a disturbare la quiete delle coppie di fidanzati, appartati nelle proprie automobili lungo i viali della villa, allora ancora aperta al traffico e che scappavano svelti all’apparire dei carabinieri a cavallo.

Il quartiere Pinciano arriva fino a piazza Ungheria e a viale dei Parioli e qui, dopo il 1920, esplose il “pariolismo”, una migrazione nel nuovo quartiere di professionisti famosi, di imprenditori fortunati, di alti funzionari, attori, attrici e anche “diverte” in cerca di notorietà. Il quartiere ebbe così i suoi abitanti bene educati e dall’aspetto signorile che subito elessero piazze e strade a luoghi fissi di incontro per l’aperitivo o il passeggio.

Numerose linee tranviarie collegano il quartiere con il centro della Città e con i quartieri adiacenti: http://www.tramroma.com/tramroma/rete_urb/tram/storia/rot_perd/parioli.htm. Nella memoria degli abitanti è rimasto il tram n. 3 che su via Antonio Bertoloni faceva capolinea e ripartiva senza fare manovre ad U perché non c’era spazio sufficiente. Il manovratore trasferiva i comandi da un capo all’altro del mezzo e i passeggeri provvedevano a ribaltare i sedili. Poi arrivano gli autobus, come il 52 pieno, a una certa ora, dalle signore «bene» che andavano in centro.

Il quartiere Pinciano è così il quartiere dei cani di razza, portati a spasso con orgoglio dai loro proprietari, è il quartiere dei bei salotti ornati da mobili di antiquariato e da quadri preziosi e tanta signorilità concentrata soprattutto sui monti Parioli fa credere agli abitanti di questi ultimi di fare parte del quartiere omonimo ignorando di essere del Pinciano.

Nel 1942 il quartiere Pinciano aveva 21.845 abitanti, di cui 8561 uomini e 13.284 donne, e tale proporzione a chi si trova a passare anche oggi per le vie del quartiere può apparire ancora esistente, soprattutto in primavera.

Il quartiere, infine, presenta memorie archeologiche sotterranee, come il cimitero di San Panfilo, le catacombe di San Valentino, l’ipogeo di via Livenza, la Fonte di Anna Perenna, che contribuiscono a fare del Pinciano un quartiere tutto da scoprire dove, fra i tanti personaggi della cronaca, della moda e della cultura che è possibile incontrare non ci meraviglieremmo vedere all’improvviso un Gabriele D’Annunzio o un gerarca del passato ventennio, fiero dei suoi ideali giovanili.

Bibliografia essenziale: Carpaneto, Cerchiai, Grifone, Manodori, Quercioli, Rendina., I Quartieri di Roma Volume I, 2006, Newton Compton Editori.

Immagini in rete:  https://www.romaierioggi.it/panorama-quartiere-flaminio-1926-ca/https://www.romaierioggi.it/roma-dallalto-parioli/,

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