Porta Clausa è una delle porte che si aprivano nelle mura aureliane. La porta venne murata in epoca imprecisata ma comunque molto presto (da qui il nome) e così appare tutt’oggi, praticamente nascosta, all’altezza del civico 4-6 di via Monzambano.
Questa porta dalla prima metà dell’VIII secolo non compare più tra gli itinerari e le descrizioni di Roma. Probabilmente era parzialmente interrata, a causa del sopraelevamento del terreno adiacente, o inglobata in qualche proprietà privata di allora. Le notizie che la riguardano sono scarsissime ed è ignoto anche il nome originario. È ben conservata, mezza sotterrata, dimenticata da tutti dal momento della chiusura, quasi due millenni fa. Tutte le porte chiuse racchiudono un certo fascino ma Porta Clausa ne conserva un pizzico in più delle altre perché giace nascosta tra moderni palazzi e non è visibile se non entrando in una proprietà recintata (gli edifici dell’ANAS).
La porta era esterna al Castro Pretorio e da qui usciva una strada secondaria che, seguendo esternamente il tratto meridionale delle mura del Castro, collegava sia alla Nomentana che alla Tiburtina.
All’inizio del V secolo è restaurata da Onorio e le caratteristiche architettoniche che appaiono oggi risalgono appunto a quell’intervento.
La facciata, con un unico fornice, è ricoperta in travertino; l’arco misura esternamente 8,60 m di larghezza, con 4,13 m di luce interna, con chiusura a saracinesca. Era sormontata da una camera di manovra, della quale sono ancora visibili cinque finestre ad arcata; l’intera struttura era merlata “a taglio di diamante”. Una sesta finestra è per metà ostruita da un rifacimento del muro di cinta voluto da papa Urbano VIII.
Fonte: https://www.sotterraneidiroma.it/
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