Obelisco del Pincio

Obelisco del Pincio è in piazza Bucarest, uno slargo del viale dell’Obelisco dove è l’accesso alla Casina Valadier.

L’obelisco del Pincio è alto 9,24 metri e con il basamento 17,26 metri. Fu voluto da Adriano per commemorare il suo amico Antinoo,  annegato nel Nilo durante il viaggio di ritorno dall’Egitto.  Dopo questa disgrazia, Antinoo è divinizzato: in Egitto gli viene dedicata una città, Antinopoli, e a Roma, tra il 130 e il 138, gli viene dedicato un cenotafio (monumento funebre commemorativo senza le spoglie del defunto) ma di cui purtroppo non si sa dove fosse ubicato (probabilmente si trovava nei pressi nel Mausoleo di Augusto).

Adriano ha uno grande interesse per l’Egitto e per i suoi monumenti (che replica nella sua villa Adriana a Tivoli) e fa incidere su questo obelisco i geroglifici che narrano la triste storia di Antinoo. I geroglifici peraltro sono copiati dal monolito dell’Iseo Capitolino e intagliati dagli artigiani locali, che non avevano familiarità con la scrittura egizia per cui le iscrizioni risultano incerte e con contorni modificati.

Nel III secolo d.C. il monolito è trasferito nel Circo Variano, da Eliogabalo dove costituiva l’elemento principale della spina. L’obelisco crollò durante il Medioevo, ma la sua memoria rimase sempre viva.

Antonio da Sangallo nel 1525, lo descrive e lo disegna, dicendo che era posto mezzo miglio fuori Porta Maggiore, nel Circo Navale situato sul lato dell’acquedotto di fronte a San Giovanni, nella vigna di Messer Girolamo Milanese. Andrea Fulvio, ricorda l’obelisco di Antinoo nell’Antiquitates Urbis, e lo colloca “tra la via Labicana e l’Acquedotto Claudio, fuori le mura del monastero di Santa Croce, dove c’era un circo, i cui contorni e le mura si possono ancora oggi vedere nella vicina vigna, con un obelisco rotto in due pezzi abbandonati nel centro”. Pirro Ligorio, nel suo “Libro delle Antichità Romane” del 1553, racconta “l’ottavo circo era quello che oggi senza nome si vede rovinato fuori delle mura moderne, si vedono i segni di questo circo, e vi sono due pezzi dell’obelisco che vi era dedicato, molto bello, e probabilmente eretto qui dall’Imperatore Aureliano”. Per cui anche il nome di Obelisco Aureliano.

Nella seconda metà del Cinquecento, il Circo e l’area intorno erano di proprietà dei fratelli Saccocci, che nel 1570, scavarono ed estrassero i 3 frammenti dell’obelisco. Per ricordare il ritrovamentoerando, che fu considerato un evento straordinario, una lapide fu apposta su uno dei pilastri dell’Acqua Felice, a 60 metri a sud dove viale Castrense si apre sulla via Casilina. Questi orti dove giaceva l’obelisco, passarono di mano a vari proprietari, tra cui i Barberini e tra questi, Papa Urbano VIII che voleva farlo erigere dal Bernini nei suoi giardini.

Nel Settecento, Donna Cornelia Barberini lo dona a papa Clemente XIV, al soglio dal 1769 al 1772, che lo mette nel cortile della Pigna ai Musei Vaticani. Nel 1822, quando l’architetto Giuseppe Marini termina la sistemazione della Passeggiata del Pincio, per volere di papa Pio VII, al soglio dal 1800 al 1823, l’obelisco è innalzato nel piazzale del viale dell’Obelisco dove ancora oggi possiamo ammirarlo, come lo ricorda l’iscrizione apposta sul lato nord dell’obelisco.

Fonte:  www.annazelli.com/obelisco-aureliano-di-antinoo-passeggiata-del-pincio-(obelischi-di-roma).htm

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