Fino agli anni Sessanta, in piazza Verdi, di fronte all’Istituto Poligrafico dello Stato, sorgeva un grande edificio-garage, costruito con rara lungimiranza per ospitare le auto degli abitanti di quest’ara del quartiere Pinciano, detta il quartiere dei Musicisti.
MAPPA della Zona Pinciano 3 (quartiere dei Musicisti)
L’edificio di piazza Verdi era un grande garage a dieci piani chiamato la Casa dell’Automobile e progettato dall’architetto Enrico Bacchetti nel 1928. Per gli anni Venti era un edificio d’avanguardia: costruire un palazzo intero solo per ospitare automobili private era a Roma una vera sfida e un’azione di rivoluzionaria contemporaneità, soprattutto perché l’automobile stessa era simbolo di modernità. La zona scelta non a caso è ed era una delle più eleganti e ricche della città, abitata dall’alta borghesia: il quartiere Sebastiani, come allora si chiamava la zona costruita a villini verso Villa Borghese, e i palazzi INCIS e di cooperativa costruiti dietro e a destra del grande edificio del Poligrafico.
Sebbene costruito alla fine degli anni Venti questo edificio si ispirava nelle forme architettoniche ai grandi palazzi newyorkesi dei primi anni del Novecento che ospitavano grandi magazzini e uffici. Si trattava dunque di un inedito assoluto per Roma. Inoltre veniva colmato parzialmente il divario con le altre capitali europee in cui edifici di questo genere esistevano quasi da un ventennio.
L’ edificio aveva dieci piani, di cui uno interrato, ed era capace di ospitare 1000 automobili di cui 250 in un locale comune e 750 in box privati, ogni box era dotato di un apparecchio telefonico, presa d’aria compressa per il gonfiamento degli pneumatici e rubinetto per il lavaggio.
Il fronte su piazza Verdi era caratterizzato da un leggero avancorpo centrale occupato da tre grandi archi affiancati a lesene ioniche d’ordine gigante, sul cornicione, affiancato da due grandi pennoni portabandiera, uno spesso fregio ospitava la scritta “casa dell’automobile”. Al pianterreno, decorato con un forte bugnato si aprivano grossi finestroni quadrati. Sopra il cornicione altri due piani sempre occupati da archi e lesene, sorreggevano uno spesso parapetto di coronamento.
Sapiente e innovativa era la progettazione degli spazi interni che collocavano l’edificio tra le migliori realizzazioni europee in cemento armato: il sistema di distribuzione dei veicoli era basato su una doppia rampa elicoidale posta al centro dell’edificio da cui era possibile raggiungere i vari piani, una rampa era destinata alla salita e l’altra alla discesa dei mezzi, in questo modo la circolazione nei due sensi era completamente indipendente.
Gli entusiasmi suscitati dalla struttura negli ambienti accademici fecero sì che venne presentata come opera italiana al congresso di Liegi dedicato alle costruzioni in cemento armato nel 1930.
Nonostante questi successi fu comunque messa nella tavola degli orrori della seconda esposizione di architettura Razionale nel 1931, veniva infatti rimproverata l’anacronistica partitura esterna decorata con motivi neorinascimentali.
L’edificio è distrutto negli anni Sessanta per far posto agli edifici dell’ENEL, oggi sede della Consob in via Martini 3. Era talmente robusto che solo per buttarlo giù ci vollero tre anni.
Per approfondire: www.rerumromanarum.com/2016/09/la-casa-dellautomobile_9.html
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