Cinque strade confluiscono al centro di piazza Ungheria. Quando la piazza nasce, i semafori non esistevano e centro di questo incrocio c’era vigile urbano che, con ampi gesti e rapidi fischi, dirigeva i traffico.
Il vigile di turno operava su una piattaforma al centro della piazza dove, con ampi movimenti delle braccia uniti a rapidi movimenti delle mani, sottolineati da brevi fischi del suo fischietto in dotazione, faceva si che tutte le auto, dopo aver atteso il proprio turno, imboccassero la direzione voluta, senza creare alcun ingorgo (anche perché di auto ne circolavano poche).
La pedana era rotonda, alta una trentina di centimetri, bianca a strisce nere, e serviva al vigile per farsi vedere da automobilisti e pedoni e svolgere il suo lavoro. Ma la particolare forma della pedana non passa inosservata ai romani che da allora chiameranno le guardie comunali addette al controllo del traffico “pizzardoni”.
Allora il vigile era assegnato a questo incrocio in modo permanente e quindi era conosciuto e spesso apprezzato da negozianti, abitanti dei dintorni e frequentatori della piazza.
Grazie a questa sistemazione viaria i marciapiedi della piazza erano molto larghi e i cittadini quì si trattenevano con piacere: le famiglie davanti a San Bellarmino la domenica dopo la messa, i giovani davanti al caffè Hungaria, le donne tra di loro la mattina facendo la spesa nelle botteghe di piazza Ungheria.
Nella notte della Befana la pedana si riempiva di doni, dolciumi, confezioni regalo, erano il segno, incredibile a dirsi della riconoscenza dei cittadini nei confronti del loro pizzardone.
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