Villa Patrizi è il nome con cui i ferrovieri chiamano il grande Palazzo delle FS che ospita la direzione generale delle Ferrovie. Questo nome deriva dal passato di questi luoghi in cui l’attività dell’uomo è documentata fin dal VI secolo a.C. (Storia dell’area fuori Porta Pia).
Entrando nel cortile d’ingresso del Palazzo delle FS – detto cortile “d’Onore” — può osservare a destra un grande altorilievo di bronzo scuro, forse un p0′ funereo, che ritrae il busto di profilo di un ferroviere che in questo fabbricato non ci ha mai lavorato: Riccardo Bianchi.
Le Ferrovie italiane, come struttura unitaria, nacquero nel 905, quando il Parlamento italiano decise con apposita legge che le ferrovie stesse venissero esercitate direttamente dallo Stato. Il Governo dovette quindi individuare una persona idonea a svolgere il difficile compi io di guidare la nascente struttura ferroviaria nazionale e la scelta cadde sul direttore della rete ferroviaria siciliana, il cinquantunenne ingegnere piemontese Riccardo Bianchi, che diventa il primo Direttore Generale della neonata amministrazione ferrovia ria di Stato.
Fra i molti problemi che il Bianchi deve affrontare, c’è quello di trovare un’adeguata sede alla sua nuova Direzione Generale. Ebbene, in una zona di Roma dove erano già stati costruiti diversi altri Ministeri, vicino alla Porta Pia, la nobile famiglia romana dei Patrizi ha ancora il “casino nobile” (oggi diremmo una villa di campagna) della grande Villa Patrizi le cui origini risalivano alla prima metà del Settecento, un tempo dotata di un gran parco che però in quei primi anni del Novecento è già stato in buona parte lottizzato e venduto. Resta il fabbricato con un po’ di terreno intorno e questa proprietà è ritenuta dal Bianchi idonea alle esigenze ferroviarie. Nel 1907,è definito l’acquisto fra gli stessi Patrizi e l’amministrazione ferroviaria e il casino è abbattuto, per costruire due grandi palazzi ad uso ufficio.
Ma è noto che lì sotto ci sono resti romani che vanno almeno studiati e catalogati e il Bianchi affida a Rodolfo Lanciani, esperto di archeologia ma anche ingegnere e topografo, il compito di verificare e studiare tutto ciò che, rinvenuto durante gli scavi delle fondazioni del nuovo edificio ferroviario, avesse un interesse geologico ed archeologico, analizzando ciò che veniva ritrovato e facendo asportare quello che poteva essere salvato.
Nel 1918, con la costruzione del palazzo ancora da completare, ma terminata la parte dei lavori di scavo che interessavano il compito affidatogli, il Lanciani consegna lo studio “Delle scoperte di antichità avvenute nelle fondazioni degli edificii per le Ferrovie dello Stato nella già Villa Patrizi in via Nomentana“: sei dettagliate tavole, con una planimetria dell’area e la raffigurazione delle caratteristiche geologiche del terreno e dei ritrovamenti archeologici avvenuti, con un’ampia relazione corredata da una serie di altri disegni e di fotografie. Lo studio è poi pubblicato in due puntate, nel secondo semestre dello stesso anno, sulla “Rivista Tecnica delle Ferrovie Italiane”.
Tratto dal libro di Armando Bussi “Villa Patrizi e dintorni”. Palombi Editore
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