Papa Pio IV, nato Giovanni Angelo Medici di Marignano (1499-1565), nasce a Melegnano, vicino Milano. E’ il pontefice che istituisce il primo indice dei libri proibiti nel 1559, conclude il Concilio di Trento nel 1563 e, durante il suo breve regno di cinque anni spende una cifra da capogiro in costruzioni e cambia volto alla città.
Giovanni Angelo dei Medici è un intellettuale raffinato, un sagace diplomatico, un energico sovrano eletto dopo un travagliatissimo conclave durato quattro mesi. Dopo l’elezione, Pasquino lo battezza subito “er Medichino” riferendosi al suo nome ed al suo rapporto di sudditanza con i Medici di Firenze. Prima di lui papa Paolo IV Carafa, dopo di lui Pio V, il papa santo della battaglia di Lepanto.
I tempi erano duri. Nel 1560 i Turchi sconfiggono gli spagnoli che erano sbarcati a Djerba e si affacciano minacciosi fin sulle coste laziali. Il protestantesimo avanza e si installa saldamente, con Calvino, molto vicino all’Italia e a Roma nepotismo, corruzione, e condotte scandalose da parte dei potenti dilagavano. Per favorire i loro interessi, i nipoti Carafa hanno convinto lo zio Paolo IV a imporre tasse e addirittura di scatenare una guerra contro la Spagna. E il papa reagisce. Fortifica le coste, le fortezze di Ostia e Civitavecchia e le torri costiere tra Palidoro e Terracina sono opera sua, stringe un forte accordo con Marcantonio Colonna, generale dell’esercito spagnolo.
Riapre e porta a conclusione, anche con l’ausilio del giovane nipote Carlo Borromeo, il Concilio di Trento, nel 1563, con la pubblicazione della Professio Fidei Tridentina e la messa a punto del Catechismo, del Messale e del Breviario nelle versioni in uso fino a pochi anni fa.
Affronta il problema della residenza dei vescovi nella loro diocesi. Costituisce l’Indice dei Libri Proibiti e chiama alla Stamperia Vaticana Paolo Manuzio, figlio del veneziano Aldo, per arginare la valanga di pubblicazioni protestanti che arrivano dalla Germania, concede la libertà di stampa in lingua ebraica, laddove Paolo IV aveva chiuso il ghetto appena pochi anni prima (nel 1555).
Liberale, quanto poteva esserlo un papa del Cinquecento, revoca l’editto del suo predecessore contro gli ebrei e concede il diritto di stampa in lingua ebraica.
In sei anni di pontificato Pio IV spende in costruzioni e sistemazioni per abbellire Roma e dare comodità agli abitanti 1,5 milioni di scudi d’oro, un quarto dell’intero bilancio dello stato pontificio. In una cronaca dell’epoca leggiamo “Er dì poi cavalcò pe Roma vecchia e la matina dopo non fece che disegnar strade e fabriche”. E’ la sua passione, e lega il suo nome a una infinità di luoghi da lui creati.
In Vaticano realizza numerose stanze degli appartamenti papali e il cortile del Belvedere. Da Pirro Ligorio fa realizzare l’edificio su via Flaminia, oggi noto come Palazzo Borromeo, e fa completare e decorare la palazzina costruita da papa Paolo IV Carafa, quella che oggi conosciamo come Casina di Pio IV, facendola diventare bellissima anche utilizzando sculture provenienti da Villa Giulia. Realizza i giardini del Quirinale e collega il palazzo, con la rettilinea Strada Pia, oggi via XX Settembre, alla nuova Porta Pia. Restaura le Mura Aureliane e le rinforza. Innalza la nuova Porta del Popolo, costruisce Santa Maria degli Angeli e il retrostante convento dei cappuccini e il tamburo della cupola di San Pietro. Innalza la Città Pia fuori le mura Leonine da via Angelica a Castel Sant’Angelo, all’altezza dell’odierna piazza Pia. Decreta di rialzare il terreno per eliminare i rischi derivanti dalle inondazioni del Tevere e di realizzarvi una rete fognaria. Accorda privilegi a coloro che avessero costruito abitazioni nella nuova Civitas Pia, e il quartiere si popola di cortigiane e di stranieri. Impone ai cardinali di restaurare le chiese di cui sono titolari e lui stesso da l’esempio con la Cappella Sistina e il Pantheon.
Muore nel 1565 assistito da ben due futuri santi: Carlo Borromeo e Filippo Neri. E’ sepolto nella “sua” chiesa di Santa Maria degli Angeli.
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