Il Tridente dell’Arte

Da piazza del Popolo verso il centro della città si diparte il cosi detto “Tridente dell’arte”, costituito da tre strade che si irradiano a ventaglio dalla piazza verso il centro di Roma: via di Ripetta, via del Corso e via del Babbuino), che abbracciano svariate realtà legate al mondo dell’arte, tra le quali l’Accademia di Belle Arti, il Liceo Artistico, il Conservatorio di Santa Cecilia e la seicentesca chiesa di Santa Maria in Montesanto, dedicata per tradizione agli artisti.   

Già alla metà del XVII secolo una chiassosa banda di pittori nordici, in gran parte fiamminghi e italiani, conosciuti con l’appellativo di “Bamboccianti” popola la vicina via Margutta.  Ma è alla metà dell’Ottocento che la comunità culturale “marguttiana” trova definitivamente casa grazie al marchese Francesco Patrizi, che fa costruire due edifici da destinare a studi d’artista e un terzo che diventa la sede del Circolo.

Le singole storie che si sono intrecciate hanno avuto in via Margutta il loro fil rouge: la strada, infatti, ha ospitato per secoli i laboratori, le botteghe e le mostre di centinaia di artisti tra i quali ricordiamo maestri del calibro di Claude Lorrain, Josè de Ribera, Picasso, Nino Costa, Alberto Burri, Cy Twombly o Willem de Kooning.

Tra le varie personalità che hanno popolato questa galassia, vogliamo rammentare lo scultore Adolfo Apolloni (1855-1 923) che tanta cura si prese della città di Roma.  Salito agli onori della cronaca sia per la sua attività artistica che per quella politica, durante i suoi mandati, prima come assessore per le Antichità e Belle Arti quindi come prosindaco della Capitale, si distinse per l’impegno applicato nel riordino delle storiche collezioni capitoline, nel restauro di opere d’arte: come la statua di Marco Aurelio in Campidoglio o la fontana delle Api di via Veneto.  Ci piace ricordarlo inoltre per la cura istituzionale e artistica adottata nella monumentalizzazione della breccia di porta Pia.

Poco distante da via Margutta,  al n.18 di via del Corso, tra il 1786 e il 1788 soggiorna Johann Wolfgang von Goethe in un edificio che oggi è la sede di una struttura museale a lui dedicata.
Poco più avanti, in via delle Colonnette, incontriamo lo studio di Antonio Canova (1757-1822), immediatamente riconoscibile dai numerosi reperti archeologici inseriti nella facciata.  L’edificio è ricordato da Stendhal nella sua opera “Passeggiate Romane”, in cui lo scrittore colloca questo luogo al quinto posto, subito dopo il Colosseo, nella sua graduatoria dei siti da visitare a Roma.  Lo studio oggi è diventato il laboratorio dove il poliedrico Luigi Ontani crea le sue opere d’arte contemporanea.

In via del Babuino, l’allievo prediletto di Canova, Adamno Tadolini, crea il suo laboratorio: l’artista era il primo di una famiglia di scultori che ha operato nell’atelier dal 1818 fino al 1967.   Oggi questo luogo è stato trasformato in un caffé/museo dove si è voluta mantenere viva la memoria di due secoli di scultura italiana.  Qui, tra vasche in pietra per la preparazione del gesso, banconi in legno e attrezzi del mestiere, sono esposti, in un apparente disordine, i modelli preparatori e i calchi di alcune opere di Canova, dei Tadolini e di Bertel Thorvaldsen.  Il piano superiore ospita la “sala dell’Anatomia”, utilizzata dagli scultori per le esercitazioni anatomiche.

Proseguendo, si giunge in via di San Giacomo, nel settecentesco palazzo degli Incurabili, dove nel 1877 ha trovato sede la Scuola di Arti Ornamentali frequentata da brillanti artisti come Pericle Fazzini, Alberto Ziveri, Letterio Scalia e Tito Ridolfi.  Molti ricordano ancora uno degli insegnanti, Vincenzo Ottone Maria Petrillo, artista molto vicino al surrealismo francese, che era solito camminare per il Tridente accompagnato dal suo levriero, cadenzando il passo con il bastone da passeggio.  Alto e dinoccolato, vestito con abiti scuri d’altri tempi e noto per l’eccentrica personalità, Petrillo annoverava tra i sue amici Magritte, che ospitò spesso nella casa di via Margutta.

La scuola custodisce opere di molti artisti, tra le quali alcune delicate grottesche attribuite a Giovanni da Udine (1487-1564), provenienti da palazzo degli Altoviti, demolito nel 1888 per la costruzione degli argini del Tevere.  Nell’istituto ancora oggi sono attivi i corsi, gestiti dall’Amministrazione Capitolina, di pittura e scultura, incisione, tessitura, oreficeria e affresco, oltre ai più recenti dedicati alla moda e alla pubblicità.

Scusate! Una semplice passeggiata non è sufficiente a raccontare un mondo cosi variegato e complesso, ma può aiutare a scoprire piccoli tesori nascosti tra le pieghe di una storia urbana in continua evoluzione.

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Bibliografia:

  1. R. Perfetti, L. Collarile (a cura di), Scuola Arti Ornamentali di Roma. La storia, Roma 2003;
  2. V. Moncata di Paternò (a cura di), Atelier a via Margutta. Cinque secoli di cultura internazionale a Roma, Torino 2012.
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