Giustizia in piazza

Come testimonia Gioachino Belli nella poesia “La ggiustizia ar Popolo” del 1834, nella Roma papale la spettacolarizzazione della morte era talmente usuale e il popolo vi era cosi abituato che si eseguivano le sentenze anche durante il periodo del carnevale. 

Alexandre Dumas con queste le parole descrive il barbaro costume ne “Il conte di Montecristo”:  «E’ difficile formarsi un’idea di un contrasto più completo di quello che era avvenuto.  Dopo il precedente spettacolo di morte, tetro e silenzioso, piazza del Popolo presentava l’aspetto di un’affollata e schiamazzante orgia.  Una quantità di maschere si vedeva comparire da ogni lato  gridando, gesticolando, senza che alcuno avesse il diritto di lamentarsi o far altro che ridere».

Nella stessa piazza del Popolo, il 23 novembre del 1825, vennero giustiziati due giovani carbonari.  Una lapide a memoria del triste episodio fu collocata nel 1909 sul prospetto della Caserma dei Carabinieri Giacomo Acqua: «Alla memoria dei carbonari/ Angelo Targhini e Leonida Montanari/ che la condanna di morte/ ordinata dal papa/ senza prove e senza difesa/ in questa piazza serenamente affrontarono/ il 23 novembre 1825/ l’Associazione democratica G. Tavani Arquati/ per volontà ammonitrice di popolo/ qui pose/ 2 di giugno 1909».

Targhini e Montanari furono condannati per il tentato omicidio di un nobile rampollo della famiglia Spada, anche lui affiliato alla setta, sul quale i confratelli nutrivano forti sospetti di tradimento.  I due giovani, ritenuti colpevoli più per le loro idee rivoluzionarie e contrarie al potere papale che per l’aggressione allo Spada, furono ghigliottinati da Giovan Battista Bugatti, noto come Mastro Titta, penultimo boia romano.

Il boia stesso cosi descrive l’esecuzione: «Era uno spettacolo imponente. Piazza del Popolo era gremita di gente, come non la vidi mai. Quando vi arrivammo colla carretta i soldati stentarono ad aprirci il varco. Giunti sotto il palco, che avevo eretto durante la notte, col concorso del mio aiutante, Targhini prima e Montanari poi scesero colla maggior franchezza di questo mondo, e ne salirono i gradini circondati dai confortatori, saltellando quasi. Tutti i tentativi per indurli al pentimento ed alla confessione riuscirono vani. – Non abbiamo conto da rendere a nessuno: il nostro Dio sta in fondo alla nostra coscienza – rispondevano invariabilmente. Avevo avuto ordine da Monsignor Fiscale di far presto e i confortatori, a quanto credo, lo stesso. Quindi non si perdette altro tempo».

Nel 1969 il regista Luigi Magni si ispirò alla storia di Targhini e Montanari il film “Nell’anno del Signore”, le cui ultime sequenze furono girate proprio in piazza del Popolo di fronte alla porta.  Dopo l’uscita del film, molte persone si fermano incuriosite a guardare la lapide in memoria dei due giovani carbonari.

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Piazza del Popolo

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Bibliografia:

  • G.B. Bugatti, Mastro Titta, il boia di Roma. Memorie di un carnefice scritte da lui stesso, Roma 1891;
  • O. Grossi, Il boia di Roma. Crimini, torture e "giustizie" dal Quattrocento a Mastro Titta, Roma 1997
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