Percorrendo corso d’Italia tra Porta Pia e piazza Fiume, un tratto delle Mura Aureliane appare evidentemente rifatto con marmi pregiati e numerose scritte. Di fronte a quel tratto inoltre, tra le auto parcheggiate ai bordi del grande viale si erge una colonna, sormontata dalla una statua della Vittoria: è il monumento che dal 1895 ricorda la Breccia di Porta Pia.
Tutto inizia nel 1870, quando grandi difficoltà sul fronte prussiano costringono la Francia a ritirare il presidio militare che proteggeva Roma e il papa. Informato della situazione, Cavour decide rapidamente di intervenire militarmente per annettere, al Regno Sabaudo, Roma e il Lazio.
Pochi mesi dopo, i piemontesi entrano nello Stato Pontificio e, come tutti gli invasori dell’Urbe negli ultimi due millenni, si presentano davanti al settore settentrionale delle Mura Aureliane, tra il Castro Pretorio e Porta Pinciana. Papa Pio IX, che disponeva ancora di un piccolo esercito di soldati mercenari, svizzeri, francesi e anche romani, non vuole cedere e fa chiudere tutte le porte della città in segno di resistenza.
Per avanzare i piemontesi sono costretti a usare la forza e i cannoni posizionati nella Vigna Capizzucchi (che sorgeva esternamente alle mura) iniziano a colpire il tratto di mura tra Porta Pia e Porta Salaria, danneggiando entrambe le porte ma concentrando il tiro sul punto delle mura che sembra più debole. Il 20 settembre l’artiglieria sabauda riesce ad aprire una breccia nelle mura in corrispondenza del grande parco di Villa Paolina (di fronte a Vigna Capizzucchi).
Aperto il varco, i bersaglieri italiani si arrampicano sulle macerie per entrare. L’esercito papalino tenta una difesa uccidendo alcuni soldati italiani ma arriva rapidamente l’ordine papale di non fare ulteriore resistenza e l’esercito sabaudo entra e prende il controllo della città. La resa da parte dello Stato Pontificio è firmata nello stesso anno nella vicina villa Albani (la vecchia villa del Cardinale Alessandro Albani acquistata, pochi anni prima, dal principe Torlonia).
Dopo più di mille anni di storia, con l’assalto dei bersaglieri sulla Breccia di Porta Pia scompare lo Stato Pontificio. Anche se, nonostante gli enormi sforzi del nuovo Regno Sabaudo, con annessi sventramenti, monumenti giganteschi, intitolazione di strade, trasferimento dell’apparato amministrativo e politico, non scompare certo la presenza del Papa e della gerarchia ecclesiastica a Roma, con annessi enormi patrimoni immobiliari (toccati solo da alcune confische post-unitarie da parte del Governo Italiano) e la rappresentatività sulla scena mondiale: la città rimane la sede del Papa e la testimone di un antico Impero.
Da quel giorno lo sviluppo della città è impetuoso. Talmente impetuoso e redditizio, per la nobiltà romana che vendeva i terreni e i costruttori piemontesi che li edificavano, che qualcuno afferma che il 20 settembre non ci fu un episodio militare ma l’inizio di una enorme speculazione edilizia. A conferma di ciò sembra che il contratto stipulato dal principe Ludovisi Boncompagni con imprenditori piemontesi per la lottizzazione della sua enorme villa (che sorgeva all’interno delle mura dalla Porta Salaria al Pincio) fosse stato firmato prima dell’ingresso dei Bersaglieri a Roma.
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In rete:
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- https://perilmioquartiere.wordpress.com/2014/09/18/20-settembre-1870-uomini-contro-gli-zuavi/
- https://www.romaierioggi.it/la-breccia-20-settembre-1870/
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