Il nome è attribuito alla caserma dopo la seconda guerra mondiale e ricorda il sottotenente degli alpini Scipio Secondo Slataper, deceduto nel 1943 a 28 anni nella Campagna di Russia e decorato con “Medaglia d’oro al valor militare alla memoria” per il coraggio dimostrato.
Come si intuisce dal suo nome, era figlio di Scipio Slataper l’eroe irredentista a cui è intitolata la strada li davanti.
Quest’area dei Parioli, una volta periferica ma non troppo e caratterizzata da ville e grandi tenute agricole, ha avuto nella prima metà del Novecento una predisposizione alle installazioni militari.
L’attuale caserma Slataper, davanti a noi, è stata realizzata nel 1936 per ospitare il Comando Generale della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, le Camice Nere, sul terreno dove sorgeva la vecchia Caserma Mussolini. E oltre l’attuale via Oxilia, c’era la caserma Pastengo dell’Arma di Cavalleria con i suoi campi di addestramento che si estendevano in un grande quadrilatero tra via Castellini e via Oxilia che, dall’area oggi occupata dal Comando dei Carabinieri, arrivava fino a viale dei Parioli sul terreno dell’antica vigna Paparozzi.
L’edificio della Caserma Slataper è progettato dall’architetto Vittorio Cafiero (allora trentacinquenne), con il supporto di Pietro Lombardi.
Opere significative di Vittorio Cafiero sono la Caserma della Milizia, dietro piazza Mazzini oggi uffici della Corte dei Conti, il Ministero delle Colonie in viale Aventino e successivo adattamento dell’edificio in Palazzo della FAO, il Ponte di Tor di Quinto, su cui la via Olimpica supera il Tevere, e il Villaggio Olimpico.
Pietro Lombardi è noto per le fontanelle realizzate in ogni rione di Roma. Se vi incuriosisce la più vicina e quella del rione Campo Marzio, a via Margutta, dedicata agli artisti dove l’acqua scende tra tele, tavolozze e pennelli.
Tornando alla grande caserma Scipio Secondo Slataper davanti alla Luiss, la pianta è triangolare e caratterizzata da un grande edificio articolato composto da volumi isolati tra di loro, realizzati con i materiali tradizionali dell’architettura romana: mattoni, tufo, travertino.
Sull’angolo, a guardia della porta di accesso, si innalza una torre a pianta ellittica, significativa testimonianza architettonica e artistica del periodo fascista, elemento fortemente simbolico nonché perno visivo della costruzione. Sopra il piano d’accesso, la grande torre ospitava solo due grandi ambienti alti ben otto metri, uno sopra all’altro: al primo piano la “Stanza del rapporto” e, al piano superiore, il “Sacrario della Milizia”. Entrambi le sale erano illuminati da piccole finestre quadrate delle stesse dimensioni dei blocchi di tufo del rivestimento esterno, che possiamo vedere dall’esterno, e decorate con soggetti fortemente simbolici (fascisti ovviamente) ideati da Cafiero.
La Sala del Rapporto, alta 8 metri era decorata con dipinti murali di Mario Tozzi tra cui una grande immagine di Mussolini con la divisa della Milizia. Mario Tozzi è uno dei fondatori del gruppo de Les Italiens de Paris, con Campigli, De Pisis, De Chirico, Severini e tanti altri)
Al centro della seconda sala c’era il Sacrario: un altare su un gradone, con una quinta retrostante dove erano incisi i nomi dei caduti della Milizia. Il tutto realizzato in marmo nero. Le pareti erano interamente rivestite con mosaici di Angelo Canevari, autore di numerosi mosaici a Foro Italico.
Ma con la caduta del fascismo tutto è distrutto e cancellato, le due grandi sale diventano anonimi stanzoni di ufficio e delle decorazioni non rimane traccia.
Nei primi anni Novanta, durante alcuni lavori di risistemazione della sala dove era il Sacrario, alcuni intonaci cadono e sono casualmente scoperte tracce dell’opera di Angelo Canevari. Si fanno dei saggi sulle pareti, fino all’esito finale: sotto 5 centimetri di intonaco, il mosaico originale è praticamente intatto!
L’altezza originaria della sala è ripristinata ed è effettuato un completo restauro che riporta alla luce il grande mosaico sul tutta la parete del Sacrario, con quattro enormi personaggi. Sono i santi evangelisti, rappresentati come antichi eroi, con i loro simboli tradizionali e con iscrizioni che rimandano a temi e valori del regime fascista.
Marco, con il leone, rappresenta la forza, Giovanni con l’aquila l’intelligenza, il pensiero, Luca con l’angelo la fede, Matteo infine con il simbolo del bue rappresenta il lavoro. Forza, pensiero, fede, lavoro: le virtù che caratterizzano, secondo i dettami di Mussolini, le Camicie Nere.
La sala, con la sua decorazione originaria rimessa a nuovo, è oggi l’aula magna del Comando Territoriale di Roma dell’Esercito Italiano.
Più avanti su viale Romania, c’è il Comando Generale dei Carabinieri, dove sorgeva l’antica Caserma Patrengo. Ma questa è un’altra storia.
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Vittorio Cafiero
Angelo Canevari
26 giugno 1936
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- Borghetto dei Parioli
- Comando Generale dei Carabinieri
- LUISS sede di viale Romania
- Toponomastica di viale Romania
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