In via Flaminia, sulla facciata dell’edificio oggi sede dell’Ordine del Notariato e noto come Studio Fortuny, c’è una lapide che parla di una fontana.
- MAPPA della Zona Flaminio 1 (da Porta del Popolo a Belle Arti) (comprende anche la fascia di terreno a destra di via Flaminia)
Approssimativamente in questo punto, all’inizio del Seicento quando l’attuale edificio non c’era ancora, i Cesi d’Acquasparta, proprietari della retrostante Villa Cesi, realizzarono un abbeveratoio per la pubblica utilità. Anche questo abbeveratoio come le due fontane all’angolo con via di Villa Giulia era alimentato grazie alla deviazione all’acquedotto dell’Acqua Vergine realizzata da papa Giulio III.
Nel 1750 è l’anno di un grande giubileo, Papa Benedetto XIV Lambertini, oltre a fare tante altre cose per accogliere i pellegrini, obbliga i Colonna a ripristinare e potenziare la Fontana dell’Acqua Vergine e il marchese Giulio Sinibaldi, nuovo proprietario della villa retrostante, a ricostruire a proprie spese l’antico abbeveratoio Cesi ormai abbandonato.
L’abbeveratoio è ripristinato e collocato all’interno di un arcosolio, una sorta di nicchia, dalla parete bugnata, sormontata da un arco: struttura caratteristica delle sepolture catacombali. A commemorazione dell’avvenimento venne posta la solita epigrafe in latino con la citazione del Pontefice, dell’acqua utilizzata e dell’anno del restauro. Nasce così l’Arcosolio di Benedetto XIV.
Intorno al 1820, quando Valadier costruisce le stalle per Villa Poniatowski, l’arcosolio con la fontana è inglobato, a destra del portone, nell’edificio che diventerà lo Studio Fortuny. Ma le condizioni della fontana sono pessime e nel 1930, quando viene costruito il Palazzo del Notariato e l’abbeveratoio di Giulio III sull’angolo viene sostituito con la Fontana delle Conche, il mascherone a conchiglia di Bartolomeo Ammannati, ricongiunto all’antica vasca originale recuperata a Villa Borghese, vengono sistemati sotto l’arcosolio.
Nel 1965, la Cassa del Notariato acquista anche lo Studio Fortuny su cui era addossata la fontana e nella completa ristrutturazione dell’area progettata dall’architetto Attilio Spaccarelli, su richiesta del comune per motivi di viabilità, la nicchia bugnata del 1750 viene demolita e l”unico ricordo dell’arcosolio che oggi rimane è la lapide del 1750 posizionata sopra un accenno di arco sulla facciata dello Studio Fortuny.
Il mascherone e la vasca romana dell’antico Abbeveratoio di papa Giulio cambiano ancora di posizione e la fontana è sistemata come la vediamo oggi tra lo Studio Fortuny e il Palazzo del Notariato, tra i numeri civici 122 e 158, addossata a un modernissimo muro in calcestruzzo ondulato. Sul muro è disegnato un arco, in ricordo dell’antico arcosolio sotto cui mascherone e vasca erano stati per trentacinque anni. Vedi: In via Flaminia c’è una fontana che cammina
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